Ottavia Spaggiari
18 June 2012 - Impact Hub

Mi chiamo Ottavia Spaggiari, sono una giornalista, videomaker e attivista con una grande passione per le storie delle persone che stanno cambiando il mondo. Dopo aver lavorato per diverse case di produzione e festival del cinema, in Italia e all’estero, ho creato, insieme ad un team di cinefili non vedenti, Film Voices, un progetto volto a promuovere l’accessibilità del cinema e della televisione alle persone cieche e ipovedenti. In Italia i disabili visivi sono circa 1.800.000. Il cinema e la televisione sono tra le poche forme di intrattenimento avvicinabili per chi non vede ma rimangono solo parzialmente accessibili: le scene prive di dialogo infatti sono incomprensibili ai ciechi e agli ipovedenti. Per questo esiste l’audiodescrizione, un commento audio che spiega allo spettatore con disabilità visiva cosa accade sullo schermo quando non vi sono altri riferimenti sonori. Oltre a promuovere la diffusione dell’audiodescrizione, che rimane una pratica ancora poco utilizzata a livello nazionale, il nostro team ha sviluppato un sistema di produzione dell’audiodescrizione che coinvolge attivamente operatori con disabilità visiva. Tutte le audiodescrizioni di Film Voices sono il prodotto di una collaborazione tra un “traduttore di immagini” vedente e un audiodescrittore non vedente. Film Voices è patrocinato dall’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e ha vinto diversi riconoscimenti nazionali.

In che maniera il tuo progetto rende il mondo migliore?

I film e i programmi televisivi fanno parte della nostra storia, sono frammenti importanti  di quel puzzle che compone la nostra identità di individui e di membri di una società. Essere esclusi dal consumo cinematografico e televisivo, significa essere esclusi da pratiche sociali importantissime. Film Voices contribuisce a colmare questo gap, rendendo il cinema e la televisione accessibili a tutti…

E poi, diciamocelo, il cinema è uno dei grandi piaceri di questo mondo ( e da quando ho conosciuto Mad Men, direi che anche le serie televisive non sono da meno), non so se questo progetto renda il mondo migliore, ma credo che possa sicuramente migliorare la qualità della vita di molte persone.

Il momento più difficile?

Parlare di accessibilità alla cultura in Italia, non è esattamente una passeggiata. Ogni giorno incontriamo tante persone entusiaste del progetto e tante altre che fanno molta fatica a comprenderne l’importanza. Credo che questi due anni siano stati non solo il momento ma la fase più difficile della nostra, speriamo lunga, storia. Stiamo portando avanti una battaglia culturale più che una vera e propria startup, non è stato facile tenere unito il gruppo e portare avanti il progetto, eppure, dopo due anni, siamo ancora tutti qui e qualche passo avanti lo abbiamo fatto.

Qual è stato invece il tuo maggiore successo?

L’anno scorso, a Bologna, abbiamo realizzato la proiezione accessibile ai ciechi e ai sordi di Boris, il film. Credo di non avere mai visto tanta gente in una sala cinematografica, ad una proiezione infrasettimanale. Oltre al pubblico cosiddetto “normoudente” e “normovedente”, vi erano moltissime persone cieche e sorde che, addirittura, si erano fatte accompagnare dai paesi vicini. La sala era così piena che molte persone si sono dovute sedere per terra o sono rimaste in piedi. Mentre ero in piedi, in fondo alla sala, sullo schermo si è svolta una gag assolutamente “muta”, il signore cieco vicino a me, che stava ascoltando l’audiodescrizione in cuffia, è scoppiato a ridere come un matto. Senza Film Voices, quella risata non se la sarebbe fatta.

Perché sei al HUB e che cosa ti sta dando essere parte di questa rete?

HUB è una fonte continua di energia e ispirazione. Mi ha permesso di incontrare persone con passioni simili alle mie e competenze  molto diverse, che spero possano contribuire alle fasi successive del progetto.