Marco Parolini, dal posto fisso a Slow Wood
20 August 2013 - Impact Hub

Sono un grande appassionato di legno e di lavorazioni manuali, sebbene fino ad oggi, con una laurea in ingegneria e 15 anni di lavoro nel campo delle energie rinnovabili, mi sono occupato di tutt’altro. Dopo che per anni ho coltivato la mia passione per il legno contribuendo alle attività dell’associazione culturale Culturalegno, ho deciso che era ora di lanciarsi e di lanciare, insieme a Gianni Cantarutti, il progetto Slow Wood.

Slow Wood è un’idea che nasce dalla volontà di coniugare la cultura per le lavorazioni artigianali del legno e l’imprenditorialità del Made in Italy, spesso fatto di piccole realtà. Vogliamo creare una rete di piccoli artigiani, designers e fornitori di legno che si riconoscano nei principi Slow, dare loro una visibilità commerciale attraverso un marchio distintivo (Slow Wood, appunto) e creare così l’anello di congiunzione tra clienti sempre più attenti e responsabili nelle loro scelte ed il tessuto artigiano di cui è ricco il nostro Paese. Proporremo arredi, complementi ed oggetti in legni sostenibili, realizzati come pezzi unici o serie numerate. Ci piace pensare che coloro che acquisteranno oggetti Slow Wood siano alla ricerca di un patrimonio di valori e storie, non di un bene di consumo.

In che maniera il tuo progetto rende il mondo migliore?

Crediamo che il nostro progetto sia uno strumento per dar nuova linfa a tutte quelle piccole realtà artigiane che non solo rappresentano la storia delle nostre tradizioni, ma che possono essere, con la giusta forza e visibilità, anche il futuro dell’Italia; crediamo anche nel valore del legno quale materia prima sostenibile e, proponendo oggetti pensati e realizzati per durare nel tempo, vorremmo contribuire a sostituire beni di consumo con “beni di investimento”.

Qual è stato il tuo momento di maggior difficoltà?

Il giorno in cui, consegnando la lettera di dimissioni, lasciavo un lavoro sicuro (ero ancora tra i fortunati con un posto fisso…) per lanciarmi in questa avventura.

Qual è stato invece il tuo maggior successo?

Ad aprile, quando dopo mesi di sforzi e lavoro con FederLegnoArredo siamo riusciti a portare il nostro progetto all’interno del Salone del Mobile, con l’evento I Wood Like.

Perché sei al HUB e cosa ti sta dando essere parte di questa rete?

Sono all’HUB dal 2010; fino ad oggi ci sono stato quasi come spettatore, perchè mi interessava conoscere tutto il fermento che gira intorno alle nuove idee; ora con Slow Wood credo che l’HUB potrà essere un punto di riferimento, all’interno del quale scoprire collaborazioni, spunti, iniziative con le quali cooperare.

Chi è la persona più interessante che hai conosciuto finora?

Nel 2011 l’HUB ha organizzato un evento dal titolo “UNBOSS”; in quell’occasione ho conosciuto Josephine Green. Una rivelazione!

Foto: Marco è il primo in piedi a sinistra