Intervista #SoulSalad: Squadrati
14 March 2016 - Impact Hub

 

Come molti già sanno, la Soul Salad è un appuntamento mensile di Impact Hub Milano aperto a tutti i membri della Community e non, in cui si pranza insieme condividendo ottimo cibo e idee, incontrando persone, organizzazioni, buonquadrato_semiotico_rapporto_musica_web (2)e pratiche innovative che ispirano cambiamento.

Ogni mese è caratterizzato da un tema portante (a marzo “Idea Generation“) e da un ospite, vero protagonista della nostra Soul Salad. Abbiamo avuto il piacere di ospitare  Daniele Dodaro e Diletta Sereni, che insieme hanno dato vita a Squadrati, agenzia di ricercatori di mercato e di approcci metodologici non convenzionali. Squadrati partono da un approccio semiotico per analizzare il posizionamento di brand, prodotti e consumatori in relazione al loro scenario e si sono fatti conoscere ben oltre gli addetti ai lavori grazie agli ormai celebri quadrati semiotici.

A margine della Soul Salad ci siamo fermati a fare due chiacchiere con Daniele e Diletta, per comprendere meglio le ragioni e lo sviluppo del loro percorso lavorativo.

Quale è stato percorso che vi ha contatto a diventare Squadrati? partiamo dai vostri studi….

Arriviamo entrambi da studi universitari in scienze della comunicazione, ma una volta terminata la laurea sentivamo il bisogno di andare oltre quella che (troppo) spesso è considerata più come “scienze delle merendine”. Il fatto è che si trattava di una laurea in cui si affrontavano tante discipline senza mai approfondirle per davvero. Nonostante questo, sebbene non ci conoscessimo e percorsi di studio in città diverse, entrambi abbiamo deciso di specializzarci in una di queste materie, la semiotica, che da lì a poco avrebbe guidato i nostri lavori.

Perché proprio la Semiotica?

Al contrario di quanto comunemente si possa pensare, la semiotica è estremamente avvincente, molto complessa, difficile e articolata da studiare, in quanto ti permette di acquisire un modello per capire i significati di qualsiasi testo.

Poi l’incontro, a Milano.

Entrambi siamo andati a lavorare in un Istituto di Ricerca semiotica applicata al marketing e consumi a Milano. Solitamente l’approccio semiotico, nella ricerca di mercato, è portato avanti per lo più da professori. Si tratta quindi di un utilizzo non nuovo, ma comunque di nicchia.
La Semiotica applicata analizza l’identità di un brand (un marchio, un politico, un progetto) per andarla a definire rispetto ai competitors: chi sono, cosa fanno,come comunicano, quali valori e target hanno. Questo per capire che ruolo poter poi giocare nel medesimo scenario di mercato.

E veniamo al 2012 e all’esplosione del “quadrato semiotico”. Ma soprattutto, come siete arrivati a mettervi in proprio dando vita a Squadrati?

Il limite della semiotica è quello di risultare difficilmente comprensibile nel linguaggio e nell’utilizzo. Ricerche di mercato fatte secondo questo approccio utilizzano un linguaggio per lo più accademico, risultando poco vendibili. Finchè, quasi per scherzo, abbiamo trovato il modo per rendere tutto ciò  più semplice, accessibile e pratico.
Eravamo in un bar con un’amica nell’agosto del 2012 e abbiamo delineato un primo quadrato semiotico disegnandolo su un tovagliolo, partendo dai frequentatori “tipo” dei locali “tipo” di Milano. Il risultato ci piacque così tanto da spingerci ad aprire un blog, che inizialmente usavamo per analizzare in modo accademico situazioni e realtà molto quotidiane e che ha rappresentato il trampolino del nostro progetto imprenditoriale.
Il successo fu decretato in breve tempo grazie alla condivisione virale dei quadrati e grazie all’interesse mostrato nei nostri confronti da testate come La Repubblica e Corriere della Sera, oltre che da alcune tv.
Da lì a mettersi in proprio il passo fu breve:  il quadrato semiotico con la sua  visualizzazione immediata rappresentava una forma ibrida di analisi semantica che da quel momento avremmo adattato alle ricerche di mercato e che perfettamente riusciva ad unire mapping e marketing.

E ora, prospettive di crescita?

Quello che abbiamo fatto, l’abbiamo fatto senza esperienza, da incoscienti. Non sapevamo niente dell’imprenditoria, ci siamo buttati. In realtà ora non abbiamo particolari velleità di crescita, perché il nostro mercato è troppo piccolo e il nostro non rappresenta un business scalabile. Diciamo che se dovessimo definire il nostro business model useremmo il termine “sartoriale”.

Grazie mille ragazzi, è stato un piacere avervi come ospiti. In bocca al lupo e complimenti!

– Approfondimenti –

Non vi è chiaro come Squadrati declinino l’approccio semiotico per le loro ricerche di mercato? Qui un esempio molto esplicativo.

Volete saperne di più sulle loro ricerche? Qui un loro recente report sulle tendenze di consumo.