Ashoka Italy, ripartire dall’impresa sociale
13 February 2015 - Impact Hub

Il 26 Febbraio verrà ufficializzato il lancio di Ashoka Italy nel corso dell’evento “Innovare per ripartire – Gli imprenditori sociali di Ashoka come motore della crescita in Italia e nel mondo”. Tra le realtà che accompagneranno i primi 12 fellows internazionali per esportare il proprio modello imprenditoriale in Italia c’è anche la rete Impact Hub. A Alessandro Valera, Launch Director di Ashoka Italy, abbiamo chiesto di raccontarci come si inserisce la visione e la missione di Ashoka nel contesto della crescita italiana.

Com’è nata l’idea di portare Ashoka anche in Italia?

L’ Italia è l’ultimo grande paese europeo dove Ashoka non era ancora presente. Partiamo grazie ad un progetto per rilanciare l’occupazione tramite l’innovazione sociale nel Sud Europa, che coinvolge Italia, Grecia e Spagna. Ashoka seleziona i migliori imprenditori sociali di tutto il mondo operanti in diversi settori, tra cui sanità e istruzione, fornendo loro un sostegno economico e mettendoli in contatto con altri colleghi a livello globale in modo da amplificare l’effetto delle loro iniziative. L’Italia è entrata a far parte di questo processo di cambiamento che sarà ufficializzato il 26 Febbraio 2015 a Milano dove, durante l’evento “Innovare per ripartire – Gli imprenditori sociali di Ashoka come motore della crescita in Italia e nel mondo”, verranno presentati i primi 12 fellows internazionali che cercano di esportare le proprie idee e modelli imprenditoriali nel nostro paese. L’Italia ha una ricca storia di imprenditorialità sociale e Ashoka può aiutare a rendere i modelli più sostenibili e ad internazionalizzare le idee migliori. D’altra parte i dati negli altri paesi parlano chiaro: il 56% dei fellows di Ashoka hanno raggiunto rilevanza imprenditoriale e sociale a livello nazionale entro 5 anni dalla loro elezione. Inoltre, il 61% dei fellows ottengono un reddito tramite un elemento di mercato che copre in media il 41% del loro bilancio e Il 28% ha una joint venture con un’azienda.

Quali sono per te le condizioni necessarie per creare un ecosistema capace di supportare e stimolare l’impresa sociale in Italia?

Da parte degli imprenditori sociali c’è bisogno di più ottimismo con una maggiore predisposizione al rischio. Si deve provare di più, testare metodi che possono fallire fino a quando si trova quello efficace. Lo Stato da parte sua deve contribuire creando un riconoscimento giuridico adeguato anche per imprese sociali che vogliono organizzarsi non come cooperativa ma con una struttura piramidale, con a capo, appunto, un vero e proprio imprenditore, predisponendo sgravi fiscali a chi opera in questo senso. Le aziende invece devono comprendere che agire nel sociale non vuol dire solo far beneficenza, ma anche accompagnare startup sociali nel loro sviluppo, fornendo know-how e finanziamenti.

Come si inserisce nel contesto italiano la vision di Ashoka “Everyone a Changemaker” e attraverso quali iniziative vi proponete di concretizzarla? 

Il nostro sistema scolastico e universitario forma le persone ad avere una conoscenza approfondita della propria storia e della propria cultura. Per questo l’Italia è tra i paesi che esportano più cervelli che poi vengono assunti da aziende, governi e organizzazioni internazionali che  “approfittano” dell’eccellenza formativa conseguita con fondi pubblici. Quello che il sistema educativo fa meno, è insegnarci ad impegnarci direttamente in prima linea per un obiettivo. Che un lavoro lo si può cercare, ma lo si può anche creare. Che a un’ingiustizia si può rispondere in tanti modi, ma anche facendosi carico di portare avanti un’alternativa partendo dal proprio piccolo, mettendosi in gioco in prima persona. Tutti possono essere portatori di cambiamento anche se al momento il mantra pessimista che ci opprime è che non si possa far nulla, che i poteri forti vincono sempre. Si resta immobili aspettando che siano gli altri a far partire il cambiamento. Partiamo noi. Questo è il messaggio fondamentale che vogliamo portare nelle scuole e  nelle università, attraverso l’esempio dei nostri imprenditori sociali. Vogliamo coinvolgere anche imprese e media contribuendo a sensibilizzare l’opinione pubblica sui nuovi valori che favoriscono il cambiamento positivo e che mettano al centro le potenzialità e l’azione del singolo con il sostegno di una rete internazionale come quella di Ashoka.

Tante sono le partnership che avete già avviato sul territorio come Ashoka Italy, quale impatto vi aspettate possa generarsi dalle relazioni costruite e in particolare dalla collaborazione avviata con il network Impact Hub?

Ashoka seleziona i suoi fellow attraverso una rete di “nominatori” operante sull’intero territorio. Impact Hub a Milano, a Roma e nel resto d’Italia è un tassello fondamentale nello sviluppo di questo nuovo ecosistema. I migliori startupper all’interno di Impact Hub possono diventare felllows di Ashoka ed entrare a far parte di una rete internazionale di supporto, sviluppo e crescita.